LE PROSPETTIVE DELL'AUTOMOTIVE ITALIANO DOPO IL CORONAVIRUS: IL PARERE DI MASSIMO BELLEZZA (CPM)

Massimo Belezza da oltre vent'anni alla guida di CPM (Gruppo Dürr) è una delle voci più autorevoli a livello internazionale sul futuro dell'automotive. E' lui infatti che - insieme al nutrito e richiestissimo team di ingegneri - ha progettato gli impianti produttivi delle più importanti case automobilistiche in ogni parte del globo. 
Tra  i primi anche a sviluppare, accanto ai leader indiscussi dell'elettrico,  linee produttive all'avanguardia, oggi riferimento per l'intero comparto.

1. Quali finora le ripercussioni della pandemia sull'automotive dal vostro speciale osservatorio?
Quando alla fine del lockdown la Cina è ripartita in grande velocità hanno sperato che la ripresa da noi seguisse lo stesso ritmo. In realtà grazie a ciò che abbiamo potuto osservare su scala mondiale - anche grazie alla nostra posizione all'interno del colosso Durr - l'automotive Europeo e Usa subirà ancora una scia piuttosto lunga degli effetti della pandemia. Lo vediamo anche dallo slittamento di progetti che stiamo seguendo in Italia: 2 o 6 mesi nella progettazione possono allungare drasticamente i tempi di ripresa. L'industria dell'auto in Cina sta peraltro ulteriormente accelerando e incide oggi al 40% sulle nostre commesse. 

2. Cina a parte quali sono i paesi che stanno reagendo meglio?
La Germania è quella che sta lavorando meglio per aiutare le aziende, non solo dell'automotive che resta comunque a livello nazionale un comparto strategico. A differenza dell'Italia il sistema tedesco non si è mai fermato del tutto e gli interventi volti a supportare l’industria sono stati tempestivi ed efficaci, come è peraltro nel loro dna. Il resto dell'Europa viaggia più o meno alla stessa - rallentata - velocità. In Spagna, Francia, Inghilterra meglio che in Italia. 
Più articolata la situazione degli Stati Uniti che potremmo definire a macchia di leopardo. Anche lì l'automotive si è fermato, con lo stop di grandi protagonisti come Ford, General Motors e FCA, senza dimenticare Tesla. 

3. C’è una tendenza che accomuna i produttori dei diversi Paesi?
Sullo scenario globale dobbiamo rilevare una tendenza generalizzata a procrastinare i pagamenti, per abbassare le curve di cash, nella convinzione che i governi finanzieranno le aziende. Un dato che non ci pare affatto scontato, soprattutto in Italia e in particolare per aziende come la nostra.
 
4. Si è parlato molto di smart working. Voi lo avete adottato?
Devo rilevare come, dopo un iniziale entusiasmo per lo smart working, le aziende hanno cercato di far rientrare le persone negli uffici. Noi lo abbiamo adottato in parte ma non ci è stato possibile farlo per tutte le posizioni. Si tratta di un fatto eminentemente pratico: i progettisti lavorano file di grandi dimensioni e le prestazioni delle infrastrutture di rete di un’azienda non possono essere equiparate a quelle di una connessione domestica.
Ovviamente ci sono poi aspetti legati alla sicurezza che non possiamo trascurare.

5. Cosa pensa delle iniziative messe in campo dal Governo?
Io credo che ci siano due tipi di interventi che il Governo può mettere in campo: c’è l’assistenza – la cassa integrazione, i finanziamenti a fondo perduto e le varie manovre che sono state annunciate – e poi ci sono interventi strutturali che secondo me sarebbero molto importanti per la nostra economia. Su tutti il rilancio degli investimenti, in particolare sbloccando tutti quei cantieri che al momento sono fermi.
Faccio l’esempio delle autostrade, una infrastruttura strategica che avrebbe un grande bisogno di manutenzione.
Le aziende però hanno bisogno di clienti, di mercato e, quindi, di robusti incentivi al consumo. Se non andiamo in questa direzione possiamo tamponare i problemi ma la situazione tornerà poi ad aggravarsi. Questa azione di spinta per ora la vedo solo dalle aziende. Cito su tutti l’esempio di FCA che sta offrendo vetture praticamente a metà prezzo.
Un intervento governativo forte però sarebbe molto importante.
 
6. Cosa ne pensa dell’atteggiamento di Confindustria?
Credo che Confindustria sia stata molto attiva e abbia rappresentato bene gli interessi dell’economia italiana, soprattutto ricordando l’esigenza di non fermarsi mai completamente. Perché poi far ripartire la macchina di un’azienda dopo uno stop è un’operazione estremamente complessa. Questo, ovviamente, non esclude che vadano prese tutte le precauzioni necessarie. Dobbiamo però evitare il rischio insidioso che gli effetti del coronavirus siano peggiori del coronavirus stesso.
 
7. Come vede le conseguenze della guerra del petrolio?
Il crollo dei consumi, lo stop del sistema produttivo ma anche l’accelerazione dell’elettrico ha generato ormai un calo nella richiesta di petrolio che si riflette nella guerra commerciale a cui stiamo assistendo.
Si tratta di un fenomeno che il lockdown ha accelerato ma che parte da lontano e che è destinato ad accentuarsi oltre questa crisi.
 
8. Quali consigli darebbe al nostro Governo per aiutare la Fase 2?
Quello che sta accadendo è un'occasione unica perché ci permette di fare cose che in un momento normale non avremmo mai potuto fare. Però bisogna sfruttarla bene e puntare con investimenti e sui consumi. Utilizzare gli incentivi nel modo migliore sarà una scelta fondamentale a cui sono chiamati i nostri governi     E questo richiede, per forza di cose, il coraggio di mettere le competenze giuste al posto giusto
Il rischio da evitare quello di utilizzare i fondi unicamente in ottica assistenziale, senza una visione strategica Dobbiamo rilanciare la nostra economia, non per tornare alla situazione pre-crisi, ma per cercare di essere ancora più competitivi di quanto eravamo prima.
Ancora una volta dico: impariamo dai tedeschi e agiamo con coraggio nell’interesse collettivo.

2. 

In CPM non ci siamo mai fermati completamente e abbiamo cercato di tenere vivi sales e engeenieering per farci trovare pronti alla ripartenza.
Il blocco degli spostamenti ci ha messo in difficoltà, ma essere parte di un gruppo globale ci offre notevoli vantaggi. Possiamo contare infatti su una struttura ramificata in  34 Paesi con basi operative che ci aiutano a superare gli ostacoli di questo periodo. Grazie a queste strutture poderose abbiamo potuto continuare a fare offerte in tutto il mondo anche in questa fase.
Oggi un buon 60% della nostra azienda è già a pieno regime.


Fortunatamente abbiamo avuto notizie solo di ritardi e non di cancellazioni. Spostamenti che variano da 2 a 6 mesi nei progetti che stiamo seguendo nel nostro Paese.
Per cui in realtà consideriamo che il periodo del lockdown sarà ribaltato sulla durata dei progetti.
Diciamo quindi che da  da quando si potrà ripartire bene noi ripartiremo in piene forze.
 

Dove nasce la partnership con FCA (Fiat Chrysler Automobiles), ? Merito del primo Flex Decking degli anni .... Flex Decking Twin Trolley System AGV ProFleet ????