“Fare o non fare. Non esiste provare!”: alla massima di Yoda - per citare Guerre Stellari - aggiungeremmo che è impossibile non comunicare. Anche la scelta di non farlo rappresenta un messaggio, dice qualcosa ed è a suo modo misurabile.
Stabilire quale sia la scala di valori su cui andremo a misurare l'efficacia di tutto ciò che facciamo per far conoscere il nostro brand, i prodotti o i servizi ci permette di verificare ed eventualmente correggere il nostro piano di comunicazione.
Parliamo sempre più di Growth Hacking - o marketing della crescita- anche in riferimento all'evoluzione di Ufficio Stampa e Digital PR proprio perché si sperimentano diversi canali per far crescere la visibilitá di aziende e istituzioni rispetto ai loro target.
La misurabilitá dell'intervento è una delle grandi sfide delle PR e in particolare dello strumento di Ufficio Stampa. A partire dal dibattito sull'AVE (Advertising Value Equivalent) fino al peso dei backlink generati dai comunicati stampa.
Il lato “hack” - ovvero l’ utilizzo smart delle PR - è ciò che le rende particolarmente efficaci rispetto alla crescita della brand awareness.
Ancora una volta la chiave del successo è tutta nelle parole: le "parole giuste" per intercettare le ricerche degli utenti, le parole giuste per l'algoritmo e dunque le parole per i comunicati, il sito, i social network.
La formula magica del successo passa attraverso accurate analisi di keyword, comportamenti online, influencer.
Nell'immaginario di certi imprenditori o responsabili di marketing il grow-hacker interviene nelle più recondite vie del web posizionando magicamente il sito, il brand o il prodotto tra i primi risultati di Google.
Magari senza lunghe e complesse sedute di analisi del sito, di come è strutturato, dell'effettiva presenza di parole-chiave e di tutti i criteri che sono neccessari a un buon posizionamento
In realtá un buon esperto di grow-hacking accompagna l'azienda nei processi di analisi e nell'individuazione di un percorso tattico, basato su sperimentazioni e misurazioni dei risultati in base a precisi obbiettivi.
In pratica si occupa di rendere più evidente e misurabile l'efficacia di scelte di comunicazione e "d'immagine" che un tempo erano più aleatorie.
Quanti lettori de Il Sole 24 Ore saranno andati a cliccare sul sito dopo aver letto un articolo firmato da un giornalista con un'ottima reputazione?
Quanti utenti di un portale prestigioso online avranno cliccato sopra a un link? O avranno fatto lo sforzo di scrivere il nome che leggono (non cliccabile?)
Quanti vedendo un banner lo avranno "subito" o apprezzato?
Che ricaduta può avere un buon post su Facebook? Che senso potrebbe avere essere su TikTok con un video di installazione?
Un serio lavoro di grow hacking si interroga su tutte le connessioni tra scelte di comunicazione e ricadute in termini di KPI (Key Performance Indicator) mentre spesso si limita a identificare l'attivitá di acquisto di backlink e la loro spinta in termini di visite al sito, senza di fatto approfondire l'esito finale di queste visite né l'effettivo impatto sul ranking di Google.
Aziende come Gmail, Pinterest, Dropbox sono riuscite a centrare il loro obiettivi rispetto all’utenza, solo grazie a innumerevoli test che hanno consentito di calibrare e focalizzare sempre meglio le ipotesi da avvalorare.
Un esempio pratico: se l'obbiettivo fosse aumentare il numero degli iscritti a una newsletter potremmo chiederci se per caso la posizione del modulo di iscrizione possa funzionare di più spostandolo da dalla barra laterale al footer di ogni singolo post.
Oppure potremmo valutare se introdurre un blog che stimoli traffico verso il sito e dunque anche le iscrizioni.
L'evoluzione dell'Ufficio Stampa in termini Grow-hacking arriva a visualizzare l'impatto di ogni lancio di comunicati stampa sulla visibilitá del sito.
Provare per credere crescere!